Sissy training: la guida definitiva per gli amanti della femminilizzazione

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Per una femminilizzazione che si rispetti l’apertura mentale è d’obbligo!

Nel 2019, con la sovrabbondanza di supporti e mezzi tecnologici di cui si dispone per acquisire informazioni sulle più svariate pratiche sessuali, termini come ‘sissy’ o ‘pegging’ dovrebbero risultare già ‘sdoganati’, ovvero non essere più materia di tabù. La realtà è che bisogna ancora fare i conti con il retaggio di una società maschilista, dove il ruolo del ‘maschio dominante’ non viene quasi mai messo in discussione né dall’uomo, che lo impone, né dalla donna, che la maggior parte delle volte lo subisce. In un contesto come questo una guida sulla femminilizzazione del maschio non vuole essere tanto un ‘passe-partout’ per scardinare valori etici (l’emancipazione della donna è un fenomeno più complesso) quanto la rivelazione ultima dell’incompletezza del rapporto sessuale tradizionale. Far proprio il Sissy training, infatti, vuol dire riporre le chiavi della propria ‘utilitaria’ per fare posto ad una rossa e fiammante Ferrari. In questo senso l’uomo, con la nuova mentalità acquisita, non solo ha l’opportunità di scoprire le sensazioni piacevoli di chi viene dominato ma anche il privilegio di vivere l’eccitazione della propria donna portata all’apice più estremo. La donna, dal canto suo, prendendo una maggiore confidenza con accessori perlopiù inconsueti, può assumere una nuova autorevolezza e consapevolezza di sé all’interno della coppia.
Ed ora, addentrandoci più specificatamente nell’argomento del Sissy training, entreremo nel merito di alcuni aspetti della stessa femminilizzazione.

Dal make up fino al pegging, sulle tracce del proprio lato femminile

Il primo ‘step’ del Sissy training, nell’ottica di un vero e proprio ‘ribaltamento’ di generi e di ruoli, è quello di rintracciare ed esaltare nell’uomo quelle che sono le proprie caratteristiche più femminili. È opportuno precisare, in questa sede, che ‘femminilizzare’ l’uomo non vuol dire renderlo effeminato o addirittura omosessuale. Questo perché il tutto è finalizzato esclusivamente a questa specifica pratica sessuale e dunque non riguarda la sfera delle propensioni e dei comportamenti individuali che fanno parte dell’uomo sin dalla propria nascita.
Si procede quindi truccandone il viso con rossetto, fondotinta ed altre modalità canoniche, aggiungendo, a seconda dei casi, una parrucca da donna ed un profumo femminile. Fondamentale è anche la cura dell’abbigliamento; camicette, gonne, accessori come anelli e collane ma anche lingerie in seta nera, autoreggenti e giarrettiere.
Una volta che l’uomo ha assunto non solo le sembianze ma anche il portamento e la gestualità della donna, quest’ultima è pronta a prendere i panni della ‘dominatrice’. Il simbolo della già accennata inversione dei ruoli, ovvero l’attributo maschile, prende forma nel cosiddetto ‘strap-on dildo’, ovvero un pene artificiale collegato ad un’imbracatura. Dopo aver lubrificato con grande accuratezza la zona della cavità anale dell’uomo, la donna può procedere con il ‘pegging’, ovvero la penetrazione dell’uomo tramite il suddetto accessorio. Un aspetto non proprio secondario della pratica riguarda la cura delle zone erogene dell’uomo. Prima del pegging la sollecitazione ad esempio dei testicoli ne favorisce l’erezione, mentre in contemporanea con la penetrazione distrae in qualche modo l’uomo dalle percezioni più dolorose della pratica. L’equipaggiamento della donna, inoltre, può presentare delle varianti; uno strap-on dildo dotato di ‘butt plug’ contempla un’appendice che si inserisce nel retto anale della donna, così da farle sperimentare in simultanea le fasi attiva e passiva della

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